di Francesca Bruschi Se tutti i mesi fossero dei libri della mia libreria, direi che Maggio è Il libro “La crepa e la luce. Sulla strada del perdono. La mia storia” di Gemma Calabresi Milite.
Il mese di Maggio è un anniversario importante per tutti, anche per chi non si ricorda o non conosce questa storia: è l’anniversario della morte del commissario Luigi Calabresi, causata dagli spari di alcuni esponenti di Lotta Continua, a Milano, il 17 maggio 1972. Una data che riecheggia nelle righe di questo libro, che rappresenta una delle più grandi testimonianze di vita, intesa e vissuta in tutte le sue sfaccettature. Questa è la storia di Gemma Capra che, prima di essere moglie e madre, è stata ed è tutt'ora in questa vicenda una Donna che possiede il più grande dei poteri: donare speranza. Il primo seme di Gemma risiede in quella forza in primis nata proprio dallo sguardo che essa ha avuto nei confronti degli assassini di suo marito: uno sguardo di umanità che li rende non più solo assassini, ma anche e soprattutto persone che vivono la vita come tutti noi. Uno sguardo di umanità le ha permesso di trovare, anche nell’abisso più totale e triste della vita, una libertà che le ha donato luce allo sguardo, consegnando loro una dignità. Ecco il secondo germoglio di Gemma: il silenzio e la preghiera, due parole che ormai ella sente fin troppo sue e che sono necessarie per camminare sulla via tortuosa del perdono, il suo più fedele compagno in questo lungo cammino. Quel fedele compagno generato dal seme più grande di tutti per Gemma: la fede, che le fu donata proprio quella mattina, quando, dopo aver dato sfogo alla sua rabbia, crollata sul divano e investita dall’onda d’urto di un’esplosione, proprio lì, incontrò Dio. Quindi, la sua fede pura e trasparente, che ha definito essere come uno stile di vita, adesso la guida in ogni sua scelta di vita. Essa dice che non toglie dolore, ma fa vivere in maniera diversa, regalando ogni giorno speranza. La stessa speranza che fa germogliare dentro il cuore il perdono che non si dà ragionando con la mente, ma col cuore, in quanto è un dono e bisogna regalarlo con amore. Lo stesso amore che si può provare ancora per la vita, anche dopo una tragedia di questo tipo, che si può sentire anche nei confronti delle persone che hanno compiuto un male. Quando Gemma era piccola, sapeva già che per stare bene bisogna saper condividere il privilegio con chi non ne ha affatto: adesso gli anni sono passati, ma lei agisce sempre alla stessa maniera, condividendo con noi il suo libro, una delle prove più grandi del suo privilegio. I tre fiori di Gemma, così, sono germogliati col tempo e adesso sono più forti e vivi che mai. E uno di questi, oggi, va proprio a Luigi Calabresi. Guarda l'intervista a Gemma Milite Calabresi QUI
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