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Gli articoli della redazione Radio FSC-Unimore

30esimo anniversario strage di Capaci

23/5/2022

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500 chili di tritolo esplodono sull’autostrada Trapani-Palermo, all’altezza di Capaci, spezzando la vita del magistrato Giovanni Falcone, della moglie Francesca Morvillo e degli agenti della scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro. 

Cosa Nostra, con questo atroce gesto, pensa di aver sconfitto definitivamente uno dei suoi più grandi nemici. 500 chili di tritolo, però, non sono bastati a spegnere la voce di Falcone. Il suo coraggio, la sua umiltà e la sua determinazione continuano a infiammare gli animi di milioni di italiani. A costo della vita, è riuscito a dimostrare che la mafia non è imbattibile, ma al contrario è vulnerabile, è processabile. 
​
La mafia è un mostro silente, essa si nutre del silenzio per andare avanti. Per combatterla e per sconfiggerla dobbiamo rompere questo silenzio, dobbiamo ricordare a gran voce Falcone, Borsellino e tutti coloro che hanno sacrificato tutto per indicarci la via da seguire e per permettere a tutti noi di non inginocchiarci più alle ingiustizie. 

“La mafia è un fenomeno umano, e come tutti i fenomeni umani anch’essa ha un principio, una sua evoluzione e avrà quindi anche una fine”

- Giovanni Falcone
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Ricordando Sarajevo

15/4/2022

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di Laura Sicilia

Foto
Sarajevo sotto assedio è la storia di un cane che gironzola fra i palazzi distrutti, di un uomo che cammina fra i ruderi di un treno, di un ragazzo che rovista fra i rifiuti cercando di accaparrarsi un po' di cibo, di un ospedale pieno di feriti. Ma è anche il calore di una domenica estiva passata fra le rive del fiume Milijaka, di due anziani che si abbracciano, di una festa per la riapertura di un giornale. I volti prosciugati e segnati dalla difficile scelta di rimanere nel proprio paese vedendolo sgretolarsi giorno dopo giorno.

Fotogrammi di vita, di questa straordinaria macchina che continua anche sotto i bombardamenti. La quotidianità che cerca di farsi largo fra violenza e crudeltà, fra il freddo e la fame durante il più lungo assedio della storia del XX secolo.

E forse è proprio questo il palliativo al dolore: attimi di normalità mentre si alza il volume della radio per non sentire il rumore delle bombe, mentre si va al mercato a fare la spesa sotto il tiro dei cecchini, dei fiori che crescono attorno alle macerie, del sorriso di un bambino che continua a giocare per strada mentre accanto passano i carri armati. Continuare ad essere umani durante un evento talmente disumano come la guerra.

​E allora uno scatto in bianco e nero potrà colorizzarsi, iniziando dal rosso, il colore dei papaveri. Clicca qui per modificare.

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Ma che colpa abbiamo noi

27/2/2022

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di Maria Antonietta Bruscella

Chi l’avrebbe mai detto: così, comincio a riavvolgere il nastro, poco a poco, fotogramma per fotogramma, fin quando la pellicola non segna una data. Settembre 1939.
Punto di non ritorno.

24 febbraio 2022, fuori è Carnevale, finalmente cominciamo a respirare un po’ di aria che sa più di vaccini, meno di covid, quasi di libertà. A Milano c’è la Fashion Week e qui a Modena un sole che fa abbassare i termostati del Gas (e meno male, per quello che costa). Oggi guardo su per il cielo terso, aspetto il volo di un aereo militare sulla mia testa, come quello dei video che mi ha mandato mio fratello dall’Expo di Dubai: stesso cielo, qualche, parecchio grado in più e un boato che ti atterrisce la voce e forse anche i pensieri.

“Avete paura?”
“Eh, un po’”.

Proseguo lenta a riavvolgere il filo di Arianna dei miei pensieri. Oggi siamo tutti cittadino del mondo, Che belle parole, come se bastassero quelle a metterci l’anima in pace. Condivido un tweet, una storia di Will Italia che mi spiega cosa sta succedendo ai confini non meglio precisati dell’Europa e la foto di quei due ragazzi con le mascherine, che si tengono la testa, che fa un po’ indie e poi che bello pensare che l’amore vince su tutto, che vince pure sulla guerra, o forse no, ma non è un mio problema, in fondo, ho fatto tutto quello che url decalogo del buon cittadino mi richiede di fare. Quindi, nascondendo con un po’ di correttore i mostri della mia coscienza, mi sembra piuttosto pulita…Già, mi sembra…Piuttosto.

Mi guardo introno, i bambini sono vestiti da Spiderman e dall’intramontabile Biancaneve, i marmi bianche della Ghirlandino riflettono i palloncini colorati: botti, coriandoli e la città in festa. E dall’altra parte? Botti, esplosioni e le città in ginocchio. Che ipocrisia questo tempo che ci illude, questo secolo che ha fatto dell’abbattimento delle distanze e della globalizzazione i suoi stendardi, adesso, guarda attonito la sua sconfitta. Hai fallito. Di nuovo, miseramente. Adesso, proprio adesso che bisognava annientare le distanze (e non le città), ci allontaniamo per sentirci più vicini. Lo vedo, è lì, con la faccia tra le mani questo secolo che guarda attonito gli esiti disastrosi del suo personale fallimento.

Forse non è nemmeno colpa sua e nemmeno colpa mia, tua, nostra. Del resto, perchè dovrei sentirmi colpevole io, briciola di questo opulente lato di mondo, se sta guerra la combattono a colpi di tweet e non di tavoli diplomatici? Che colpa ne ho io se non sono nato dal lato sbagliato del mondo? Se la mia preoccupazione della settimana è stata vedere in frantumi il matrimonio di Totti e Ilary? Che colpa ne ho io se, fuori, il mondo accade?
E allora mi limito a fare quanto basta, come il sale nella ricetta della crostata di mele.
Entro su Instagram, scrollo la home, Ansa, post, condividi la storia.
E anche oggi ho soddisfatto la mia dose di coscienza. Ma adesso basta, che devo guardare le sfilate della Fashion Week. 
​

Foto
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